(translation of the review is after the italian version)
Questa è una storia sull' amore.
Questa è una storia sull' amore.
Questa è una storia di vendetta.
Questa è la storia di una ragazza che sa chi è.
Questa è la storia di un uomo che ha perso se stesso.
Questa è la storia di una lemonade,
che ha cambiato tutto.
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Nina Pennacchi
Neftasia EditorePagine: 402
Prezzo: 19,00 €
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Premessa:
Ci sono libri che per quanto possa cercare di costringere in qualche definizione o recensione sfuggono, si perdono, perchè le parole non sono abbastanza potenti o perchè le frasi non riescono a trasmettere il significato ultimo delle situazioni, delle emozioni ed infine, quello voluto. Questo romanzo, questa storia, è uno di quelli.
Non vi parlerò strettamente della trama non perchè lo ritenga inutile o superfluo, tutt'altro, ma perchè ritengo che sia un viaggio che fondamentalmente dovreste intraprendere singolarmente, trovando voi quello sfugge a me, in modo tale che letto quello che cerco di trasmettervi vi avventurerete in questo libro cercandone il vostro.
Ma eccovi prima di tutto la trama:
Kent, 1826.
Christopher Davenport prepara da anni la sua vendetta. E quando si trasferisce a Coxton, paesino della campagna inglese, sa esattamente cosa lo aspetta. Conosce i suoi nemici, e non li teme. Non teme il padre naturale, Leopold DeMercy. Non teme il fratellastro, Daniel. Non teme i fantasmi del suo passato. E di sicuro non teme la limonata. Dovrebbe, però. Oh, milioni di persone vi diranno che è una bevanda innocua e salutare. Non credeteci. Perché basta poco, un attimo di distrazione, per rovesciarne un bicchiere. E averne la vita sconvolta, come scopre anche la giovane Anna Champion. Caratteri diversi come il giorno e la notte, Anna e Christopher. Tra loro volano schiaffi, baci rubati, dialoghi al vetriolo e mortificanti scuse. Eppure prima di addormentarsi Anna non può fare a meno di ripensare a quell'uomo arrogante, e Christopher non riesce a dimenticare quell'odiosa strega. E quando a Coxton si comincia a vociferare di un fidanzamento tra Anna e Daniel, Christopher decide di strapparla al fratellastro con ogni mezzo...
anche il più infame.
Vendetta!
E’ una delle tre parole chiave del romanzo, insieme a Lemonade e Amore, almeno dal mio punto di vista, ed è anche la parola che non si deve mai dimenticare parlando del personaggio principale maschile di questo libro, Chistropher, secondo me il vero protagonista del romanzo, più che Anna.
Il romanzo inizia infatti dall’ episodio, profondamente drammatico, carico della tragedia a cui nessuno dovrebbe poter assistere, ove un bambino partecipa al ritrovamento del corpo tumefatto della madre morta, trattenuta da una collana di corda al collo. Proprio in quell’istante, in una casa di piaceri di Londra, la vita di Christopher si spezza incontrovertibilmente.
Ritroviamo quel bambino fatto uomo, dieci anni dopo, alla ricerca del mostro che ha firmato l’ultima lettera tenuta in mano dalla madre, da suo padre. Il padre che lo non ha mai voluto, mai riconosciuto, che l’ha cancellato dalla sua vita. Christopher, grazie anche ai consigli ponderati del cugino - con cui dopo un periodo triste va a vivere - decide di elaborare un piano a mente fredda, accantonare l’idea brutale e feroce di un omicidio, e rovinare il mostro finanziariamente, distruggergli la vita, a casa sua, sul suo terreno.
In realtà sin da quando Christopher mette piede a Coxton e vede suo padre, si percepisce, dal suo comportamento, dai suoi sentimenti, che la rabbia covata e domata per dieci anni non è sopita, ma , anzi, riaffiora, esplode.
Quando Christopher vede il genitore, Leopold, sereno, in pace con se stesso, accanto a Daniel, il figlio perfetto, voluto, cresciuto è come se sua madre morisse una seconda volta davanti ai suoi occhi, e lui con lei. E’ una visione che lo svuota e lo porta, pur attenendosi al piano elaborato, a concepire nuovamente l’omicidio, come vendetta perfetta, assoluta e conciliatrice con la sua coscienza e l’anima della genitrice.
Nella sua mente confusa e spossata Christopher, da questo momento in poi, si comporta ed agisce come una furia, un tornado, distruggendo tutto quello che incontra, perché non è importante nulla, tranne il fine per cui è giunto a Coxton. Per tutto l’arco del romanzo, almeno fino al confronto finale con Leopold, Christopher rimane quel ragazzino terrorizzato e paralizzato dall’orrore che rivive ogni giorno quella macabra scena. Perché l’unica persona che al mondo l’ha amato gli è stata strappata via da un orco che l’ha annullata, gettata via, rifiutata. Perché non si è mai fermato a pensare che forse sua madre era una donna fragile e vinta dalla vita stessa, che forse la persona più crudele ed egoista, che l’ha lasciato solo al mondo, che l’ha rifiutato, in fondo, è stata proprio lei. Ma non può farlo, perché lei lo amava e tutto diventa buio.
Ho amato moltissimo il personaggio di Christopher, non per quello che fa, che lo rende simile alla bestia che sta cercando di distruggere ad ogni costo. No, ho amato il personalità che la Pennacchi ne riproduce per tutta la storia. Un tassello dopo l’altro. Crudele più con se stesso che con gli altri, almeno fino alla resa dei conti finale. Fino a quando la rabbia si dissolve, disgregando ogni strato di quella corazza che si è costruito nel tempo, lasciandolo affranto e deluso, sconfitto ma cosciente, in una morsa di colpa, ma senza redenzione, che né cerca né vuole a tutto tondo in fondo, che non gli lascia rimorsi, se non per Anna. Christopher è di una coerenza spiazzante, anche alla fine, rimane lui, certo consapevole di quello che ha fatto, ma senza scappare, con tutte le colpe e tutti i rimorsi, ma rimane lui. La Pennacchi mi ha veramente colpito con questo personaggio perché più che lavorare per la storia, il personaggio di Christopher “lavora” sul lettore, scava nel suo animo, turba la sua coscienza, sconvolge i metri di giudizio che abbiamo, li mette in discussione, ci porta a pensare: quali limiti hanno – se ne hanno - le nostre azioni ottenebrate dall’astio?
La vendetta è l’unica cosà che lo tiene insieme, che non fa andare la sua mente in frantumi, ma anche quella che lo rende più cieco di tutti e che alla fine lo vince; è quasi come se Christopher fosse la lama ma anche la ferita, il punto è che si farà male solo lui, senza saperlo.
Amore …
Come Christopher è il buio, la notte, la cupezza e la tortura interiore, Anna è l’allegria, la spensieratezza, la gioventù, la tranquillità, la pace. Ha ovviamente le sue preoccupazioni ed i suoi timori: sa di non piacere a Daniel, di cui crede di essere innamorata, sa di essere più formosa delle sue amiche, più povera e di dover badare ai fratelli che sono piccoli, senza una madre e con un padre malato e distaccata dalla vita quotidiana. Anna vive di cose semplici, della comunità, della spontaneità con un’amica - Lucy - con cui condivide tutto e su può fare sempre affidamento.